Fattoria dei Barbi_Brunello di Montalcino Riserva: una storia di Famiglia

Fattoria dei Barbi_Brunello di Montalcino Riserva: una storia di Famiglia

No. Non è una boccetta di Chanel N°5. Meglio. Brunello di Montalcino Riserva Fattoria dei Barbi. Annata 1997.

… ovvero quando squilla il telefono e… “Simo, la devi assolutamente assaggiare. Te ne ho messo un calice da parte.” Allegata una foto del “moro”. Consegna a domicilio inclusa. Della serie, per i non addetti del settore, e per i non winelover, come privarsi dell’ultimo tratto del Cornetto Algida, quello con quell’irresistibile cioccolato croccante per il quale saresti in grado di giocarti più o meno tutto. E allora tu gentilmente e timidamente ringrazi (senza far notare quanto sia stato apprezzato quel gesto!) ed ovviamente spudoratamente assaggi.

E se siete curiosi di sapere cosa ne penso, beh… mettetevi comodi, come foste su una panchina davanti al rigoglio verdeggiante di quelle colline senesi, chiudete gli occhi e sorseggiate con me questo Brunello Riserva.

Una piccola parentesi, doverosa per una grande Azienda, o meglio, per una grande Famiglia, la Colombini, storica famiglia senese dal 1352, produttori di Brunello dal 1892, i primi ad aver venduto per corrispondenza questo nobile Vino, negli anni ’30, e che oggi, sotto la guida del nipote di Giovanni Colombini (pioniere della viticoltura a livello mondiale), Stefano Cinelli Colombini, ha raggiungo 40 paesi in tutto il mondo per una produzione di 700.000 bottiglie e con una proprietà di 306 ettari, portando avanti una preziosa Tradizione lunga più di sei secoli.

Ed ora veniamo a noi…

Quel rosso granato già ti fa piacevolmente sorridere, e quel riflesso aranciato, poi, sottolinea quell’annata un po’ lontana nel tempo, ma assolutamente in pieno gioco per un Brunello.

E subito esplode al naso. A gamba tesa, quasi sleale. Quasi senza lasciarti tregua. Frutta sovramatura ed in confettura. Datteri e amarene, fichi secchi, prugne sotto spirito. Strudel. Si, strudel di mele. Ed una delicata speziatura che stuzzica il naso. Un naso sensuale, seducente, avvolgente che poco alla volta ti porta all’attenzione flashback olfattivi. E, allora, ancora chiodi di garofano e caramelle alla liquirizia. Ma questo Brunello la sua partita se la vuole giocare in campo e pian piano ancora humus, terra e cuoio. Rotondo e di gran bella complessità in uno scambio vicendevole di morbidezze e durezze come fosse un incontro di scherma in cui ad ogni sferzata si risponde con un’altra sferzata per una finale che termina in perfetta parità.

E poi lo assaggi ed è lì ancora in piedi, fresco e pimpante, con un tannino addomesticato e con una consistenza probabilmente inattesa, dalla quale forse ti aspettavi una maggiore masticabilità, visto il naso importante, ma che invece stupisce per quell’essere piacevolmente “snello” e che riserva un finale di leggera astringenza.

Ideale da abbinare ad un formaggio stagionato, magari un Pecorino di Pienza stagionato in barriques, per una degustazione territoriale a 360°.

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