Quando si deve aprire una bottiglia, quando si parla di Vino, qualunque sia il suo Colore, qualunque sia la tipologia, il tempo di affinamento, il territorio, il Paese… c’è sempre un misto di mistero e di curiosità. C’è sempre, che si sia sommelier o wine lover, quella voglia di spogliarlo. Di andare oltre l’etichetta, di scoprire la sua vera Anima. Come con una persona. Quella voglia di capire se è coerente alle sue “parole”, ai rumors riguardo al suo conto, o, in ottica diametralmente opposta, se quel Vino di nicchia ed anche un po’ sconosciuto ci può dare grandi soddisfazioni e ci può far riflettere sulla relatività dell'”etichetta”, come emblema di qualità.
E allora sei lì, trepidante, come un bambino davanti ad un uovo di Pasqua, e tutto ciò che desideri è stappare quella bottiglia e viaggiare con il gusto. Una sorta di “teletrasporto” dell’Amante del Vino. Chiudere gli occhi e sentire i profumi di terre lontane. Respirare quei posti ed essere presi da una voglia irrefrenabile di sapere, da una voglia irrefrenabile di “gaudere”. Da una voglia irrefrenabile di plasmarti con quelle realtà.
E se il detto “bisogna farsi ricordare, e non notare” è valido per l’essere umano, è valido anche per il Vino. E se anche dopo mesi riesci ancora a sentire le Emozioni che ti ha dato… beh… allora non sarà stata solo una bella “etichetta”, magari blasonata, ma un buon Vino da farsi ricordare.
E questa è una di quelle “belle etichette” che si fa ricordare.
Champagne Louis Roederer Brut Premier.
Siamo in Francia, ovviamente, nella Champagne (a Reims) e questo già ci parla di talmente tante cose da mantenere alte le aspettative… anche se non stessimo parlando di una delle migliori Maison de Champagne esistenti.
Louis Roederer, imprenditore ed esteta, colui che ha ereditato la maison nel 1833 (fondata nel 1776), il Padre del “Cristal”, la “cuvée de prestige” nata nel 1876 e creata appositamente per lo Zar Alessandro II di Russia. Colui che ha avviato con l’acquisto di quei primi 15 ha una Maison che negli anni, pur rimanendo a conduzione familiare (la Maison è oggi gestita da Frédéric Rouzaud, esponente della settima generazione della dinastia!), esporta ogni anno più di tre milioni di bottiglie in oltre cento paesi in tutto il mondo, con una proprietà di 240 ha situati esclusivamente nei Grands e Premiers Crus de la Marne.
Il Brut Premier degustato, un multimillesimato creato ad hoc negli anni successivi alla prima Guerra Mondiale, dopo l’acquisto di nuove uve a cause della distruzione di metà tenuta esattamente in quegli anni di dissesto, è un assemblaggio di Pinot Nero (40%), Chardonnay (40%) e Pinot Meunier (20%) vinificati in botti di rovere. Consta di 3 anni di affinamento e di 6 mesi ulteriori di riposo dopo la sboccatura, prima di essere commercializzato.
Ed uno Champagne non è mai timido, non è mai riservato. Ma è sempre pronto a giocare la sua partita in posizione di attacco con un muscolo teso. Con quello humor inglese (non me ne vogliano i nazionalisti francesi!) pungente ed elegante, ma con quel modus vivendi epicureo tipico francese.
Delicato nelle sue vesti, inebriante al naso, quantomai vibrante al gusto.
Ed in un continuum di freschezza, sapidità e mineralità conquista con un sorso che dimostra carattere e vigore, di incredibile eleganza, e con quel fil rouge di fragranza di lieviti, prima al naso e poi al gusto, che altro non è se non fattore distintivo di uno Champagne, che meriti di essere chiamato tale, e che porta con sè tutta la magia di mesi e poi ancora mesi di affinamento sui lieviti, di giorni che nascono e che muoiono, di soli che sorgono e che tramontano a cornice di un Vino che riposa in botti, per crescere, evolversi e giungere a “maturità” per dare il meglio di sè e per parlarci silenziosamente di cose che sola la Natura può raccontare. Lunga persistenza e perlage che seduce in un crescendo di pungenti bollicine che sembrano piccolissimi spilli sulla lingua e che mantengono viva la degustazione, richiamando costantemente l’attenzione, sorso dopo sorso.