Rosati di Puglia: il Pungirosa di Rivera

Rosati di Puglia: il Pungirosa di Rivera

Siamo in Puglia, nella terra dei rosati. In quella terra nella quale si imbottigliò e si commercializzò nel 1943 il primo rosato d’Italia. Da Nord a Sud del Tacco dello Stivale si inizia a produrre, così, in rosa, assecondando e valorizzando quelle che erano, e che sono, le caratteristiche pedoclimatiche e varietali. E, così, da quei primi grappoli di Negroamaro e Malvasia nera vinificati in rosa, a Salice Salentino (Lecce), si è iniziato a produrre rosato da molti vitigni pugliesi. Alcuni maggiormente predisposti per questa tipologia di vinificazione (ricordiamo il sistema “a lacrima”, ovvero con una delicata pigiatura!), altri, forse, meno. Ma questo non è il nostro caso.

Siamo ad Andria, in zona Castel del Monte, area in cui ricade la DOCG Castel del Monte Bombino Nero Rosato (DOCG dal 2011). Azienda Vinicola Rivera. E’ la fine degli anni ’40 e la Famiglia de Corato “mette a dimora” le basi per quella che si sarebbe confermata negli anni, e nei decenni a venire, come importante Realtà Vinicola Pugliese nonchè punto di riferimento della stessa. Quell’Azienda che, fondata da Sebastiano, ha poi continuato il suo percorso di valorizzazione del territorio e, soprattutto, delle sue uve autoctone, in mano a Carlo, figlio di Sebastiano, ed ai suoi figli, Sebastiano e Marco, 3° generazione all’attivo.

Il Pungirosa è un Bombino Nero in purezza (12% vol.), uve che ben si prestano alla vinificazione in rosa per la presenza nei grappoli maturi di acini verdi che contribuiscono a mantenere un buon livello di acidità.

Annata degustata: 2019. Un Vino che parla di territorio. Un Vino che parla di autoctonia. Un Vino che esalta quella delicata eleganza di un terra accarezzata da freschi inverni e dall'”effervescenza del mare” che riecheggia nel calice.

Un Vino che già nel suo color buccia di cipolla con riflessi corallo annuncia quasi leggiadria, e ci lascerebbe abbastanza certi seppur fossimo ad occhi chiusi del vitigno in questione. Di quegli acini con quella buccia così sottile da dare un imprinting visivo che già parla chiaro, come se avessimo l’etichetta sotto gli occhi.

E quella leggiadria, quella delicatezza, la ritroviamo in un naso nel quale sembra che petali di rosa rosa, petali di fiori bianchi e leggermente colorati di peonia, tulipani, fiori di ciliegio e di pesco fluttuino nell’aria trasportati dal vento.

E se già non avevamo dubbi di trovare quell’importante freschezza al sorso, accompagnata da una buona mineralità e sapidità, forse appare inaspettata quella altrettanto importante morbidezza che ben bilancia, però, l’acidità. E così proprio quella morbidezza suggerisce un sorso nel quale primeggiano fragoline di bosco e ciliegie appena mature.

Un Vino che ci propone gli abbinamenti più disparati, da aperitivo e da tutto pasto, a base di terra e di mare, ma che probabilmente trova il suo connubio perfetto con polpo arrosto con bacche rosa e timo limonato. Rigorosamente da degustare ad una temperatura di servizio di 10-12°, ideale per allietare le calde serate estive o il mezzogiorno del Sud, all’ombra di un ulivo, quando un po’ di vento accarezza il viso ed il sole con i suoi raggi batte perpendicolare su quei terreni caldi e fertili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.