Il suolo, inizio di un viaggio nel calice

di Angelo Bagorda, enologo

“Il cervello della vite sono le radici, da qui si deve ripartire”. (Professor Attilio Scienza)

Le citazioni sicuramente non sono univoche nella interpretazione, ma queste poche parole identificano il mio professionale momento di conversione. Perciò cominciamo questo percorso di conoscenza della Vite con una foto che immortala la sede del suo “cervello”.


Figura 1. Sezione di un Suolo Agricolo destinato a vigneto; evidente è la netta stratificazione della sezione.

Nella Fig. 1 è immortalata una sezione di un suolo destinato a divenire vigneto e fotografa la dimora delle radici del futuro vigneto di circa un metro di profondità, esattamente dove operano il 75-80% delle radici delle piante. Il profilo della Fig. 1 viene definito Strato attivo al di sotto del quale si trova lo Strato inerte (non lavorato).

Esistono svariate tipologie di terreno e per facilitare la riflessione proviamo a tenere in considerazione le tipologie di suolo maggiormente interessate alla coltivazione della vite.

Proviamo ad immaginare il suolo come una torta composta principalmente di 3 elementi, come in basso:

In natura, ovviamente, esistono situazioni simili e altre infinite combinazioni intermedie che propongono suoli diversi a diversa latitudine e altitudine che possono avere relazioni diverse con le radici e, di conseguenza, con le diverse tipologie di vigneto. In sostanza il suolo, cioè come abbiamo detto, la sede delle radici, è un elemento della viticoltura fortemente condizionante, e l’impatto sui frutti è rilevante sia nelle caratteristiche qualitative che quantitative e, non di meno, nei caratteri organolettici.

Nella figura seguente uno sguardo anche cromatico della realtà dei diversi suoli:

Figura 2. Photo Credit: www.fissore.it

Terreni più interessanti dal punto di vista agronomico sono quelli che contengono il 25-45% di sabbia (diametro da 0.02 a 2 mm, ha solo un’azione meccanica rendendo più poroso il terreno), il 30-50% di limo (diametro da 0.005 a 0.002 mm, ha caratteristiche intermedie fra la sabbia e l’argilla) il 25-45% di argilla (diametro da 0.002 a 0.0002 mm, ha la capacità di assorbire l’acqua, pur permettendone un buon deflusso, e di cederla gradualmente alle radici delle piante. Trattiene gli elementi concimanti, preservandoli dal dilavamento, con grande vantaggio per il nutrimento delle piante stesse).

I terreni destinati alla viticoltura contengono anche, e prevalentemente, quote a percentuale variabile di calcare (una roccia sedimentaria costituita essenzialmente da calcite, un minerale formato da carbonato di calcio), marne (una roccia sedimentaria, di tipo terrigeno, composta da una frazione argillosa e da una frazione carbonatica data generalmente da carbonato di calcio, oppure da carbonato doppio di magnesio e calcio), scisti (una roccia metamorfica caratterizzata da una disposizione regolare, in piani più o meno paralleli, dei componenti mineralogici lamellari o fibrosi, e perciò facilmente sfaldabili) e argille (una roccia sedimentaria clastica nella quale abbondano silicati idrati, con la caratteristica plasticità e capacità di assorbire acqua).
Il calcare, e il carbonato di calcio, entra in modo determinante nella maggior parte degli areali viticoli ed è logico in quanto la pianta della Vite la si può definire calcicola.

Terreni calcareo-marnosi: il termine calcare-marnoso indica che il calcare contiene una certa quantità di argilla che nel terreno viene accompagnato dalla marna che è costituita da calcare ed argilla in pari quantità. Il vino ne risulta dai colori compatti e profondi, dai profumi intensi e variegati e di buona struttura generale. Ricchezza di alcol dalla bassa acidità, di  fine qualità e buona longevità.

Terreni calcareo-arenaceo: calcare contenente sabbia in discreta percentuale dai quali si possono produrre vini molto equilibrati nelle componenti alcoliche e fenoliche dai profumi fini e che non sempre predisposti a lunghissimi invecchiamenti.

Terreni calcareo-argillosi: presenti nella maggior parte delle nostre regioni da Nord a Sud e tendenzialmente in zone collinari. Da questi terreni provengono vini di grande qualità prodotti nelle regioni più prestigiose dal punto di vista viticolo.

Terreni marnoso-ferruginosi: terre rosse, caratterizzate dalla presenza di ossidi e idrossidi di ferro che ne marcano la colorazione; vini di ottima qualità e provenienti da ogni parte del globo.

Terreni argillosi: più idonei alla coltivazione di uve a bacca rossa e fortemente caratterizzati da pigmentazioni molto intense, da sensazioni olfattive complesse e che possono essere ricche d’alcol. All’assaggio risultano morbidi e dotati di longevità.

Terreni ciottolosi: suoli fortemente drenanti, presenti in aree particolari come vallate di montagna o formatesi da antiche presenze di ghiacciai sui quali è facile produrre vini di ottima qualità ed alto titolo alcolometrico.

Terreni sabbiosi: la grande capacita di adattamento della pianta della vite può permettere la produzione su terreni definiti “poveri” e le produzioni di vino sono caratterizzate da una scarsa capacità colorante e struttura. Buona la loro finezza e buona l’acidità fissa.

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