
Bollicine di Puglia: il brut rosé di d’Araprì
Ma davvero in Puglia fate Metodo Classico? Si. Davvero!
In Puglia abbiamo una tale varietà di uve e di differenza di ambienti pedoclimatici da favorire la produzione di svariate tipologie di Vino.
E se il caldo sole delle coste del sud bacia la vite arricchendola di zuccheri che, poi, nel calice, daranno vita al Primitivo di Manduria, o meglio, al Primitivo di Manduria Dolce Naturale – una delle 4 DOCG disciplinate in Puglia -, da degustare con un cubetto di cioccolato fondente, 70% in cacao (ed anche di più!), le morbide colline, le temperature più fresche e le maggiori escursioni termiche giornaliere del nord fanno sì che si producano uve maggiormente predisposte alla spumantizzazione. Chè poi in Puglia, spostandoci dal sud al nord e dalla costa all’entroterra assistiamo ad un paesaggio talmente variegato da rendere tutto possibile.
E, quindi, si. In Puglia produciamo anche bollicine. Metodo Classico, ovviamente.
1979. Save the date. D’Araprì.
Siamo in Capitanata, a San Severo, quando tre Amici – Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore (le cui iniziali hanno, poi, dato vita al nome dell’Azienda) – uniti dalla doppia passione comune (per il jazz e per il Vino!) decidono di precorrere i tempi. La loro idea? Produrre bollicine da vitigni autoctoni pugliesi, in primis dal Bombino Bianco che, grazie alla sua ottima freschezza, si prestava – e si presta tuttora – benissimo, alla spumantizzazione.
E, pare, che abbiamo fatto centro!!!
8 le etichette all’attivo in Azienda. Tutte metodo classico. Ognuna con una determinata filosofia produttiva.
E, allora, di questo Brut Rosé non avete voglia di saperne qualcosa di più?Montepulciano (60%) e Pinot Nero (40%) le uve chiamate a presenziare. 24 i mesi di affinamento sui lieviti.
Il suo color rosa salmone con sfumature color buccia di cipolla cattura già l’attenzione ancor prima della degustazione. Con una tale luminosità da rievocare, inevitabilmente, il caldo sole di Puglia. Delicato, fruttato, floreale. Gentile. Un incedere incalzante di inebrianti profumi, ora di piccoli e freschi frutti rossi, ciliegie, amarene, ora di fiori e petali che sembrano fluttuare leggiadri nel calice, che pare siano un po’ come i pugliesi. Accoglienti. Un invito alla convivialità. Alla condivisione. Alla degustazione. E con quella timida allegria ecco che il suo sorso avvolge il palato. Morbido, setoso, sensuale e con una spinta di sapidità che allunga la degustazione senza che, mai, ci si stanchi.
Perché, poi, il Vino è Territorio.
Perché, poi, il Vino è Territorialità.
E, allora, sì. Salvaguardiamo, sempre, l’autoctonia. E, anche laddove autoctonia non fosse, facciamo sì che Uve, Territorio e Uomo si plasmino per dare un risultato valido “hic et nunc”! E salvaguardiamo, sempre, la Tipicità.
… così come il Brut Rosé di d’Araprì, una bollicina che mi ha fatto sentire a casa!